venerdì 30 dicembre 2011

Superare il maestro unico

Quarta missiva
Massimo Baldacci

Prorettore Università di Urbino

Una priorita’ per il Ministro:
superare il maestro unico

Se c’è una cosa da chiedere con forza al Ministro Profumo, è di rivedere rapidamente queste scelte, superando il maestro unico e un sistema di preparazione iniziale da insegnanti tuttologi.
I motivi per operare in questa direzione sono molteplici. Qui mi limito a ricordarne uno. Il maestro unico compromette l’indispensabile nesso tra educazione ed istruzione, condannando la scuola primaria a risultare debole sotto il profilo dei processi d’alfabetizzazione culturale. L’introduzione della pluralità dei docenti fu dovuta al disegno di assicurare agli alunni un’alfabetizzazione “forte” sui saperi linguistici, storici e matematico-scientifici fin dall’inizio della scuola primaria. Difatti, ormai si sente ripetere di continuo che nell’economia globalizzata e tecnologicamente avanzata la conoscenza è diventata il principale fattore produttivo. E varie diagnosi individuano nel possesso di capacità e di conoscenze la condizione per l’accesso a una cittadinanza attiva. Per assicurare la salute socio-economica del Paese e il suo sviluppo democratico è, perciò, necessario assicurare a tutti la padronanza dei saperi linguistici, storici e matematico-scientifici. E tale padronanza può essere garantita solo da un’alfabetizzazione forte fin dall’inizio della scuola elementare. Per realizzare quest’ultima è però indispensabile una parziale specializzazione disciplinare dei docenti. Non è ipotizzabile che un solo insegnante possa avere un’adeguata preparazione su tutti e tre questi ambiti.
Il modulo organizzativo di tre docenti su due classi ha permesso ai docenti un progressivo approfondimento dell’ambito disciplinare insegnato, ed ha perciò favorito un rafforzamento dell’alfabetizzazione di base degli alunni. Gli eccellenti risultati riportati dalla scuola primaria nelle comparazioni internazionali del profitto nell’area linguistica mostrano che il modulo di tre docenti può produrre esiti d’istruzione soddisfacenti (per esempio, dall’istituzione del modulo, il punteggio dell’Italia si è progressivamente avvicinato al punteggio internazionale più elevato).
Il ritorno al maestro unico avrà la conseguenza di indebolire la preparazione specifica dei docenti sui fondamenti dei diversi saperi, e perciò di rendere più fragile ed incerta l’alfabetizzazione dei nostri allievi.
Questi rischi saranno amplificati dal nuovo modello di laurea per gli insegnanti di scuola primaria. La scelta di finalizzare il Corso di laurea a un maestro unico, anziché a un maestro di team, specializzato in un’area disciplinare, ha imposto una marcata frammentazione del curricolo formativo. I crediti disciplinari sono, infatti, spezzettati in tante modeste porzioni, ripartite su un fronte enciclopedico di saperi. Di fronte a questa frantumazione dei saperi, l’apprendimento non potrà che risultare di natura nozionistica. La competenza professionale del docente presuppone, invece, un’adeguata padronanza dei fondamenti di una disciplina. E ciò si può acquisire solo attraverso un lavoro d’approfondimento di un’area disciplinare, che richiede la concentrazione di un rilevante numero di crediti formativi.
Un’alternativa culturalmente e didatticamente più avanzata e praticabile rispetto a quella scelta, sarebbe quella della preparazione di un docente specializzato in un’area disciplinare, ma in possesso di una formazione pluridisciplinare. A questa scelta corrisponderebbe un curricolo universitario articolato per aree disciplinari corrispondenti a profili di specializzazione (sarebbero sufficienti anche solo due aree d’indirizzo: l’umanistica e la scientifica).
Accanto a questo si dovrebbe tornare al modulo organizzativo (tre insegnanti su due classi). Infatti, questa scelta - oltre a creare prospettive occupazionali per i giovani - costituirebbe un sicuro investimento sullo sviluppo economico e democratico del Paese, rafforzando l’alfabetizzazione iniziale delle nuove generazioni.
Si potrebbe però obiettare che con questi chiari di luna l’incremento della spesa pubblica, sia pure in termini di investimento culturale, è semplicemente impraticabile per ragioni di bilancio.
A questo si può rispondere che allora occorre quanto meno ripristinare la pluralità di docenti attraverso provvedimenti a costo praticamente nullo. Infatti, l’insegnamento di team (insegnante d’area umanistica, insegnante d’area scientifica), non richiede necessariamente la moltiplicazione dei docenti: può funzionare anche con un modello del tipo due docenti su due classi (ogni docente è specializzato in un’area e la insegna su due classi). Perciò, anche se si ritenesse necessario contenere il numero di insegnanti per motivi di spesa (e questa è una scelta comunque discutibile), per superare il maestro unico, e di conseguenza un’istruzione debole e superficiale, è sufficiente adottare un modulo 2 su 2. Per completare l’opera, basterebbe poi istituire le aree di specializzazione nel Corso di laurea in Scienze della formazione primaria, così da avere docenti culturalmente attrezzati.
Ci pensi seriamente signor Ministro, la qualità della preparazione culturale di nostri giovani dipende anche da queste scelte.